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Zoonosi e allevamento tartarughe

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Zoonosi e allevamento tartarughe
Zoonosi e allevamento di tartarughe

Zoonosi e allevamento tartarughe

Tra le problematiche sanitarie legate ai rettili esotici devono essere considerate anche le zoonosi. Infatti, nonostante le grandi differenze che esistono tra i vertebrati omeotermi (uccelli e mammiferi) ed ectotermi (pesci, anfibi e rettili) contribuiscano a limitare la diffusione di agenti infettivi tra i due gruppi, numerosi agenti patogeni parassitari e batterici che interessano i rettili possono colpire anche l’uomo. Occorre quindi prestare la massima cautela nel manipolare i rettili, soprattutto quando si tratta di esemplari ammalati, sia da parte dei veterinari che degli individui più a rischio, come i bambini ed i soggetti immunodepressi.

I casi documentati in cui le tartarughe sono state responsabili della trasmissione diretta all’uomo di malattie infettive ed infestive sono pochi, ma la lista delle potenziali zoonosi correlate a questi animali è lunga.

Il pericolo principale è costituito da malattie sostenute da batteri, funghi e protozoi, mentre le forme virali, forse anche perché poco indagate e conosciute nei rettili, sembrano mantenere un’altissima specificità e la loro adattabilità ad ospiti diversi sembra essere nulla. Accanto al caso eclatante di una forma clinicamente manifesta in cui il soggetto mostra una serie di sintomi identificativi del suo stato di malattia, vi sono spesso circostanze in cui gli animali appaiono clinicamente sani ma albergano nel loro organismo una flora microbica capace di diffondersi nell’ambiente; essi pertanto si comportano da serbatoi di agenti patogeni potenzialmente zoonosici.

Le classi maggiormente a rischio sono i veterinari che si occupano di questi esotici, gli allevatori e i rivenditori, che sono a contatto con un numero elevato di animali. Inoltre, tra gli appassionati possono essere a rischio i soggetti con un sistema immunitario meno efficace come i bambini al di sotto dei cinque anni di età, gli anziani, gli immunodepressi o quei soggetti affetti da patologie croniche. Gli allevatori, durante le operazioni di pulizia dei terrari, di gestione e manipolazione degli esemplari, sono i soggetti maggiormente a rischio.

 

Vie di contagio

Le possibili vie di contagio sono diverse. La via oro-fecale tramite ingestione di pulviscolo contaminato da feci infette si può perpetrare sia durante le operazioni di pulizia sia quando i soggetti manipolati tendono a defecare. La via transcutanea avviene quando i soggetti, soprattutto quelli di cattura, hanno grande tendenza a mordere veicolando in questo modo agenti patogeni presenti a livello buccale. La via transcutanea è anch’essa responsabile della trasmissione di patogeni presenti nelle feci che, depositati sotto gli artigli dei sauri, possono essere trasmessi con il graffio. Infine, una ulteriore via di trasmissione possibile è quella per inalazione di vapori o di particelle contaminate che, in ambienti sovraffollati, può portare alla trasmissione soprattutto di muffe e miceti.

Un grande numero di protozoi possono parassitare le tartarughe; sebbene la maggior parte sia ospite-specifica, alcuni di essi presentano un potenziale zoonotico.

I protozoi del genere Cryptosporidium, ad esempio, sono caratterizzati da una bassa ospite-specificità; pertanto, nonostante non siano mai stati accertati casi di infezioni umane sostenute da specie che interessano i rettili, da alcuni autori è consigliato che i bambini ed i soggetti umani immunodepressi non vengano a contatto con rettili infetti.

Alcune amebe, appartenenti ai generi Acanthamoeba, Naegleria e Hartamanella, sono frequentemente isolate dai rettili. Questi sono tutti protozoi che conducono vita libera nell’acqua, ma che possono anche parassitare gli animali, causando gravi encefaliti.

I miceti invadono con maggior facilità i tessuti dell’ospite quando questi sono indeboliti da patologie croniche o da altri fattori immunodepressivi quali, ad esempio, i lunghi trattamenti con antibiotici. I funghi di più frequente riscontro nei rettili, in cui sono causa di lesioni cutanee, gastrointestinali, epatiche e polmonari, e potenzialmente responsabili di zoonosi appartengono a numerosi generi, tra i quali Absidia, Mucor, Rhizopus, Cunninghamella, Rhizomucor, Aspergillus, Candida, Trichosporon e Trichophyton. Nell’uomo i casi di micosi cutanee dovute al contatto con rettili infetti sono molto rare. L’ingestione di spore di alcuni di questi funghi, non sembra essere pericolosa per l’uomo; al contrario, ad esempio l’inalazione di spore fungine del genere Aspergillus sembra favorire lo sviluppo di lesioni a carico delle cavità nasali e delle prime vie respiratorie. Nell’uomo, lo sviluppo delle lesioni è dipendente sempre dallo stato immunitario dei soggetti; infatti, le categorie più a rischio sono bambini al di sotto dei cinque anni, gli anziani e gli immunodepressi.

Tra le oltre 250 specie di acari che infestano le tartarughe, senza dubbio Ophionyssus natricis è tra i più diffusi. La bassa ospite-specificità rende questi acari responsabili di fastidiose punture anche all’uomo causa di dermatiti, per lo più papulari e bollose, e di reazioni allergiche.

Il genere Salmonella comprende batteri Gram-negativi, spesso flagellati e con metabolismo aerobio/anaerobio facoltativo. Si tratta di batteri patogeni per numerosi animali che includono specie caratterizzate da una ospite-specificità più o meno stretta. Nei rettili sono stati isolati circa 1000 sierotipi dei quali alcuni possono essere considerati patogeni per l’uomo. Le salmonelle infatti fanno parte della normale flora intestinale dei rettili e pertanto tali specie sono considerate un serbatoio naturale di questi microrganismi. Tra queste soprattutto S. enteritidis e S. arizonae sono responsabili di malattia sia negli animali che nell’uomo. Nei soggetti portatori, inoltre, l’escrezione della salmonella può non essere continua e la fase di latenza può essere interrotta dallo stress con conseguenti forme cliniche nei rettili stessi.  

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