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Testudo graeca nabeulensis

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Testudo graeca nabeulensis

Classificazione scientifica

Dominio:Eukaryota
Regno:Animalia
Phylum:Chordata
Classe:Reptilia
Ordine:Testudines
Sottordine:Cryptodira
Famiglia:Testudinidae
Genere:Testudo
Specie:T. graeca
Nomenclatura binomiale:Testudo graeca
(Linnaeus, 1758)
Sottospecie:T. g. nabeulensis
Nomenclatura trinomiale:Testudo graeca nabeulensis
Nomi comune:Tartaruga greca della Tunisia

POLOLAZIONE

VITA
PESODIMENSIONI
> 200 G.11-13 CM

Tra le ssp di Testudo graeca è possibile riscontrare una grande variabilità in termini di colorazione e dimensione. E’ possibile verificare notevoli dimensioni in esemplari di T. g. ibera fino ad arrivare alle Testudo graeca nabeulensis, la più piccola tra le ssp. di T. graeca. Quset’ultimo doto ovviamente non esclude casi di esemplari dalle dimensioni più considerevoli

Sono bellissime tartarughe adattate a vivere in ambienti aridi che tollerano ben poco le condizioni di umidità, rivelandosi per questo, difficili nella gestione in cattività e quindi non sono certamente la scelta migliore per un neofita.


Revisione delle sottospecie

Nel 1990 l’erpetologo A. C. Highfield pubblicò uno studio in cui descriveva un nuovo genere, prima di allora incluso tra le testudo, chiamandolo Furculachelys dal latino furcula= forcina e chelys= testuggine. Highfield distingueva la Furculachelys in base alla differente struttura dell’osso soprapigale che in questo genere si presenta duplice e forcuto come in altri generi nordafricani.

In questo genere incluse due specie:

  • Furculachelys nabeulensis (Highfield, 1990)
  • Furculachelys whitei (Highfield Martín, 1989)

Attualmente il genere Forculachelys non viene ritenuto tassonomicamente valido essendo la furcula soprapigale largamente diffusa nelle varie sottospecie di Testudo graeca, in particolar modo tra la T. ibera e T. g. armeniaca (Gmira 1993 a-b, Pritchard, 1990). Tassonomicamente la Furculachelys è ascritta come Testudo graeca nabeulensis, da Nabeul una località della Tunisia.


Distribuzione e habitat

  • Testudo graeca whitei: macchia mediterranea e gariga
  • Testudo graeca nabeulensis: macchia mediterranea e garighe litoranee
  • Testudo graeca nabeulensis “Sarda”: macchia mediterranea e garighe costiere

Morfologia

Molto simile alle altre Testudo graeca, di cui possiede i caratteristici speroni cornei alla base della coda (priva di astuccio corneo apicale) e la placca sopracaudale unica.

  • T. g. nabeulensis: specie di taglia piccola: 13 cm per i maschi e 16cm per le femmine. La corazza da forma e colorazione sabbia con macchie nere dai disegni piuttosto variabili. La pelle, anch’essa sabbia e nera, è variabilmente macchiettata sia sulle zampe che sulla testa.
  • T. g. whitei: il carapace giallo-olivastro ha forma allungata che si allarga posteriormente raggiungendo le dimensioni massime di 30 cm di lunghezza e quasi 5 kg di peso nelle femmine anziane;
  • T. g. nabeulensis “sarda”: popolazione (ad oggi non riconosciuta come ssp) sviluppatasi da esemplari introdotti in epoche remote, presenta caratteristiche molto simili a quelle di T. g. nabeulesis anche se le dimensioni della popolazione sarda sono maggiori rispetto a quelle indicate per la specie nordafricana: i maschi raggiungono i 15 cm e le femmine i 18 cm. (ma si racconta di esemplari rinvenuti di cm 30) Trattandosi di una popolazione alloctona le caratteristiche peculiari potrebbero essere state determinate da eventuali ibridazioni con le T. graeca, le T. marginata o con ;T. g. whitei; oppure tali caratteristiche potrebbero imputarsi all’effetto del fondatore, ovvero dalla conservazione e lo sviluppo delle peculiarità genetiche dei primi esemplari accentuate dall’isolamento. Altra caratteristica e la forte variabilità morfologica.
  • Altre caratteristiche fisiche:
    ectotermico; simmetria bilaterale

Campione = Olotipo nabeulensis n. gen. n. spp.

Morfologia del carapaceOlotipoTopotipo
Lunghezza del piastrone:111,00 mmN/A
Altezza carapace:64,50 mm62,00 mm
Scavo piastrale:SISI
Lunghezza angolare:18,50 mm18,00 mm
Larghezza angolare:24,50 mm22,00 mm
I golari entrano nel piastrone:6,00 mm7,00 mm
Altezza angolare:15,50 mm15,50 mm
Massa scheletrica:112,00 gr110,00 gr
Larghezza apertura anale:28,50 mmN/A
Lunghezza linea mediana epiplastron:8,00 mm8,50 mm
Lunghezza linea mediana entoplastorn:19,50 mm21,00 mm
Lunghezza linea mediana hyosternum:15,00 mm17,00 mm
Lunghezza linea mediana hypoplastron:24,50 mm24,00 mm
Lunghezza linea mediana Xiphiplastron:25,50 mmN/A

Colorazione e pattern

Un altro tratto comune nelle Testudo graeca nabeulensis è la forte pigmentazione nera del piastrone. Simile a quella delle Testudo hermanni hermanni, il pigmento nero è facilmente riconoscibile, manca però di uno schema specifico.


T. g. nabeulensis “sarda”

© Andrea Tandurella – Trio riproduttivo 1.2

Il fenotipo sardo ancora non ha avuto una collocazione tessonomica valida.

Le popolazioni sarde sono generalmente ricondotte ad un’origine tunisina sviluppatasi da esemplari introdotti in epoche remote, presenta caratteristiche molto simili a quelle di T. g. nabeulesis anche se le dimensioni della popolazione sarda sono maggiori rispetto a quelle indicate per la specie nordafricana: i maschi raggiungono i 15 cm e le femmine i 18 cm. (ma si racconta di esemplari rinvenuti di cm 30) Trattandosi di una popolazione alloctona le caratteristiche peculiari potrebbero essere state determinate da eventuali ibridazioni con le T. graeca, le T. marginata o con T. g. whitei; oppure tali caratteristiche potrebbero imputarsi all’effetto del fondatore, ovvero dalla conservazione e lo sviluppo delle peculiarità genetiche dei primi esemplari accentuate dall’isolamento. Altra caratteristica e la forte variabilità morfologica.


Dimorfismo sessuale

La differenziazione tra individui maschi e femmine si effettua tramite l’esame dei caratteri sessuali secondari. Il carapace nelle femmine ha una forma a cupola spesso molto pronunciata, nei maschi si presenta più schiacciato e allungato con una svasatura posteriore più pronunciata. I maschi adulti presentano una concavità nel piastrone per facilitare la monta sul carapace della femmina, il piastrone delle femmine e degli esemplari giovani e subadulti è piatto. I maschi possiedono una coda lunga, robusta e grossa alla base. La femmina ha coda piccola e corta. La distanza dell’apertura cloacale dalla base della coda è maggiore nel maschio. l’angolo formato dagli scuti anali del piastrone è molto maggiore nel maschio; l’altezza degli stessi scuti è però maggiore nella femmina. Lo scuto sopracaudale del maschio è curvo verso il basso, nella femmina è allineato con il resto del carapace.

Tratti distintivi

  • La posizione dell’apertura cloacale. Nelle femmine, l’apertura della coda è più vicina al corpo. Nei maschi, l’apertura non è così vicina al corpo ma più in basso lungo la coda.
  • Le femmine hanno un’articolazione del piastrone mobile che consente all’ultima parte del piastrone di aprirsi un pò per la deposizione delle uova.

Tratti forvianti

Come nelle altre specie di tartarughe, l’angolo degli scudi anali è più ampio nei maschi e più stretto nelle femmine con un’apertura più rotonda per consentire il passaggio delle uova. Ma gli allevatori con l’esperienza raccontano che questo è un tratto assolutamente forviante in quanto può cambiare da individuo a individuo.


Riproduzione e deposizione

© Andrea Tandurella – Accoppiamento

Comportamento

Il corteggiamento da parte del maschio avviene generalmente in primavera e autunno con un rituale che prevede inseguimenti, colpi di carapace sul retro della femmina e raramente dei morsi. Il maschio di T. graeca è molto aggressivo e se ne consiglia la separazione dalla femmina e dagli altri maschi al di fuori dell’accoppiamento. Il maschio monta sul dorso della femmina per la copula che avviene con l’estroflessione del pene contenuto nella grossa coda e in questa occasione emette l’unico verso udibile di questi rettili per il resto muti. La femmina può conservare per 4 anni lo sperma in un apposito organo del tratto genitale.

  • Principali caratteristiche riproduttive:
    iteroparo; gonocorico/gonocoristico/dioico (sessi separati); oviparo; immagazzinamento di sperma

Animali longevi raggiungono la maturità sessuale intorno ai 10 anni. Le Testudo sono ovipare, le deposizioni avvengono in buche scavate dalla femmina nel terreno con le zampe posteriori. Le femmine di T. g. nabeulensis depongono in più volte un numero variabile di uova, generalmente in proporzione alla taglia dell’esemplare. Il tempo di incubazione, 2 o 3 mesi circa, e il sesso sono in relazione con la temperatura. Con temperatura di incubazione inferiore ai 30,5 °C si avrà una preponderanza di esemplari maschi, con temperatura superiore ai 30,5 °C in maggioranza femmine. Giunto il momento della schiusa, spesso agevolata da una giornata di pioggia, il tartarughino per rompere il guscio si avvale del cosiddetto “dente dell’uovo”, un tubercolo corneo posto tra le narici e la mascella superiore destinato a sparire in pochi giorni. La fuoriuscita dall’uovo dura anche 48 ore e in questo arco di tempo viene assorbito totalmente il sacco vitellino.

I piccoli

I piccoli di Testudo graeca nabeulensis hanno un colore di fondo generalmente molto chiaro che va dal giallo al crema con una macchia nera molto cospicua al centro di ogni scudo del carapace ad eccezione dell’ultimo scuto vertebrale che in questa ssp. ha la caratteristica di averne due (sembra di osservare un teschio). Le suture di ogni scuto sono delineate in nero (in genere manca sulla base di ogni scuto) e il piastrone può essere quasi tutto nero.

Stagione riproduttivaaprile – maggio, autunno
Maturità sessuale10 anni
Incubazione55-90 giorni
Deposizione1-3 uova

Abitudini e stile di vita

Esistono molte sottospecie di tartarughe greche e alcune sono molto diverse tra loro. Ad esempio, quelli che vivono in climi più freddi vanno in letargo nei periodi più freschi dell’anno, mentre altri non vanno in letargo e preferiscono le zone più calde perché le temperature fredde non sono buone per loro. Questi animali sono terrestri e si trovano in aree con bassa umidità e climi secchi. A volte rimangono in una tana durante le ore più calde della giornata, ma per il resto sono diurne. Iniziano la giornata crogiolandosi sulle rocce, con le gambe e la testa distese completamente.

  • Comportamenti chiave: diurno; terrestre; solitario

Dieta e nutrizione

In natura Sono rettili prettamente erbivori. Gli esemplari selvatici vivono in un habitat caratterizzato da lunghi periodi di aridità che li costringe a nutrirsi di erbe secche, in queste condizioni integrano la loro dieta mangiando artropodi o chiocciole, queste ultime utili per l’apporto di calcio del guscio. Saltuariamente non disdegnano escrementi o piccole carogne.

In cattività, esclusivamente erbe e verdure con alto rapporto calcio/fosforo (min 2:1). Notiamo un’alta selettività alimentare dei nostri esemplari, per questo forniamo i vari alimenti sempre miscelati tra loro.

Cosa dare: tutti i cibi ricchi di fibre a basso contenuto proteico e a basso contenuto di grassi come erbacce, erbe, foglie, fiori, pale di opuntia, insalata essiccata, ecc. Frutta con parsimonia. Verdure del supermercato solo come scelta secondaria; ad es. cicoria, indivia, scarola, radicchio.

Cosa non dare: proteine ​​animali, cibo per cani o gatti.

Supplementi: osso di seppia o polvere di carbonato di calcio (con Vit D3) nel recinto per l’autoregolazione del calcio, indipendentemente dal regime di alimentazione.

Acqua: tenere una ciotola piatta per l’acqua potabile nel recinto.


Letargo

Secondo la latitudine le T. g. nabeulensis hanno modalità di letargo differenziate. Nelle zone dal clima più caldo non cadono in letargo ma affrontano lungo periodi di estivazione. Al sopraggiungere dell’inverno smettono di alimentarsi, anche per più di 20 giorni, per poter svuotare completamente l’intestino da residui di cibo. Diventano sempre più apatiche e nelle giornate più fredde si rifugiano sotto la vegetazione bassa e cadono in un breve letargo. Il risveglio avviene con il rialzarsi delle temperature diurne. La principale causa di morte, nel caso di esemplari tenuti a svernare per lunghi periodi all’interno di abitazioni da allevatori improvvisati, è proprio la temperatura che si presenta troppo alta per consentire il letargo e troppo bassa per consentire di continuare ad alimentarsi. In queste situazioni, se si vorrà tenerlo attivo, l’esemplare andrà collocato in un terrario riscaldato con un punto caldo sui 28 °C ed un punto fresco e ombreggiato sui 18 °C, con un substrato relativamente asciutto. Essenziale è una lampada UVB specifica per rettili necessaria per la sintesi della vitamina D occorrente per fissare il calcio.


Mantenimento in cattività

Tartaruga sensibile alle condizioni umide o eccessivamente umide, T. g. nabeulensis per questo rappresentano una scelta di allevamento assolutamente indirizzata ai più esperti. Molti allevatori riferiscono di adottare una modalità di allevamento di tipo indoor durante i periodi invernali e outdoor nei periodi più caldi. Nel Sud Italia, un animale perfettamente adattato, con le giuste precauzioni può vivere tranquillamente all’aperto tutto l’anno.

Animale poco attivo, timido e diurno. Si alimenta appena si realizzano le condizioni minime di temperatura, gradisce fare basking per diverse ore per poi ripararsi nuovamente a partire dalle ore più calde.

Secondo la nostra esperienza di allevamento in cattività, a differenza delle cugine T. graeca graeca, non amano interrarsi. Per questo è consigliabile organizzare il recinto con ampi cespugli di graminacee o cumuli di fieno per evitare depositi di umidità nocivi soprattutto nei giorni più freddi.


Foto


Popolazione

STATO CONSERVAZIONE: VULNERABILE

ULTIMA VALUTAZIONE


ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE
Decrescente


Minacce

Le tartarughe greche sono minacciate dal commercio illegale di animali domestici e dal degrado e dalla perdita dell’habitat, principalmente a causa del pascolo eccessivo del bestiame.


Legislazione CITES

Inserita in Red List, come tutti i rettili del genere Testudo, la T. graeca è protetta dalla Convenzione di Berna allegato II, inclusa nella Convenzione di Washington, C.I.T.E.S. appendice II dal 01/07/75 e in allegato A (reg (CE) 1332/2005) della Comunità Europea, per cui è assolutamente vietato il prelievo in natura e regolamentato l’allevamento e il commercio degli esemplari in cattività. In Italia i compiti di sorveglianza e di gestione delle norme applicative delle convenzioni internazionali per la tutela delle specie animali sono di competenza del Corpo Forestale dello Stato.


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