Geoemyda spengleri

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Geoemyda spengleri
STATO CONSERVAZIONE: IN PERICOLO

Classificazione scientifica

Dominio:Eukaryota
Regno:Animalia
Phylum:Chordata
Classe:Sauropsida
Ordine:Testudines
Sottordine:cryptodira
Famiglia:Geoemydidae
Genere:Geoemyda
Specie:G. spengleri
(Lindholm, 1929)
Nomenclatura binomiale:Geoemyda spengleri
(Gmelin, 1789)
Nomi comune:Tartaruga foglia vietnamita
Tartaruga foglia dal petto nero
Tartaruga delle colline dal petto nero

 
La tartaruga foglia dal petto nero è stata la prima descritta (senza nome scientifico) da Walbaum (1785), e successivamente denominata Testudo spengleri da Gmelin (1789) sulla base dell’esemplare di Walbaum, probabilmente portato dalle Indie Orientali. Gray (1834) descrisse il genere Geoemyda per questa specie. La tartaruga foglia dal petto nero è più strettamente affine a la tartaruga foglia Ryukyu dal petto nero, Geoemyda japonica, che in passato era trattata come una sottospecie di G. spengleri. Yasukawa et al. (1992) hanno esaminato lo status tassonomico delle due forme sulla base dei caratteri morfologici. Di conseguenza, hanno ridescritto le due forme come due specie separate; sebbene riconoscessero diverse caratteristiche esclusivamente condivise.
 

Distribuzione e habitat

La tartaruga foglia vietnamita è distribuita nelle province della Cina sud-orientale (Guangdong, Guangxi, Hunan, Jiangxi), nell’isola di Hainan e nel Vietnam settentrionale. I record per la Cambogia e il Laos sono dubbi. L’habitat è rappresentato dalle foreste primarie montane, umide e ricche di ruscelli. È una specie prevalentemente terrestre, sebbene non disdegni di entrare in acqua.

La tartaruga foglia dal petto nero della Cina meridionale e del Vietnam settentrionale è quasi completamente terrestre, e trascorre gran parte del suo tempo a nascondersi tra i rifiuti di foglie della foresta. Questa specie si vede raramente in acqua e predilige le zone montane selvagge e boscose, dove si trova in prossimità di piccoli torrenti e zone umide.

 

Descrizione

G. spengleri è la specie più piccola della famiglia Geoemydidae, con una lunghezza del guscio inferiore che va dai 67,4 ai 110 mm negli adulti e fino a 30 mm nei piccoli. Il carapace è allungato e appiattito, dotato di tre evidenti carene longitudinali e di un margine posteriore fortemente dentato. Nella maggior parte degli individui mancano gli scudi ascellari e inguinali, ma occasionalmente è presente una coppia di scudi ascellari molto piccoli. Il piastrone è largo, allungato, intaccato anteriormente e posteriormente senza cerniere (ma con una certa mobilità del lobo posteriore nelle femmine adulte) ed è dentellato anteriormente e posteriormente.

La testa è di dimensioni moderate. La sua superficie dorsale è liscia e priva di piccole squame. La mascella superiore è priva di intaglio con un uncino mediale e le superfici trituranti delle mascelle superiore e inferiore sono molto strette senza alcuna cresta o cuspide. Le superfici anteriori degli arti anteriori sono ricoperte da squame imbricate allargate, le cui punte sono distintamente appuntite. Squame leggermente più piccole di forma simile coprono i talloni degli arti posteriori. Non ci sono borse cloacali. Il cranio è relativamente appiattito e allungato. Le mascelle destra e sinistra sono in contatto l’una con l’altra anteroventrale, formando un becco adunco. La cavità cranica è molto ristretta anteroventralmente e l’estremità anteriore del processo parietale inferiore è separata dal palatino e dalla giugale dallo pterigoideo. Il jugal e il quadratojugal sono collegati per formare un arco temporale debole. Il palato secondario non è ben sviluppato e le superfici trituranti superiore e inferiore sono strette, senza creste e senza dentellatura. Il processus trochlearis oticum, p. pterygoideus externus e p. coronoideus sono indistinti. Il colore di fondo del carapace è molto variabile, dall’arancione rossastro scuro all’oliva. Il tessuto molle sotto gli scudi è grigio o grigio rossastro, formando uno schema complesso di piccole macchie. Sugli scudi del carapace, nella maggior parte degli individui, si estendono lungo le chiglie longitudinali linee scure o cunei, e in alcuni sono presenti radiazioni scure o macchie irregolari. Il piastrone è nero o bruno scuro, con margini laterali giallo chiaro o avorio

 

Colorazione e pattern

La colorazione della testa e del guscio della G. spengleri sembra essere molto variabile, ma la variazione geografica nella colorazione o nella morfologia di questa tartaruga non è stata ancora analizzata in modo appropriato. Nessuna sottospecie è attualmente riconosciuta, sebbene Geoemyda spengleri sinensis (Fan 1931) sia stata per un certo tempo considerata una sottospecie separata prima di essere sinonimizzata.
La colorazione di fondo del carapace è molto variabile (arancio, rosso scuro o verde-oliva) con un pattern di linee o cunei neri (di rado raggi o macchie irregolari) che si sviluppa lungo le carene. Gli scuti del piastrone sono scuri (neri o marroni), con una netta bordatura gialla o bianca-avorio sul margine esterno. La variabile colorazione di fondo del collo e della testa (grigio scuro, marrone-oliva o grigio-violaceo) tende a scurirsi sull’apice e sulla parte superiore del capo. Un pattern di sottili strisce e/o chiazze gialle, bianche o arancio decora il collo e le regioni temporali del capo di femmine e immaturi, mentre i maschi adulti ne sono privi.
 
 

Dimorfismo e riproduzione

Geoemyda spengleri è una specie sessualmente dimorfica. I maschi adulti hanno iridi bianche e le femmine hanno iridi dal beige al marrone chiaro. Le femmine tendono ad avere un disegno più striato sulla testa. La lunghezza del carapace non differisce significativamente tra i sessi. Il maschio ha un guscio più basso e più stretto e piastrone leggermente concavo rispetto alla femmina. La coda del maschio è lunga e spesso con la cloaca situata ben oltre il bordo carapace quando la coda è estesa; mentre la coda delle femmine è più corta e più sottile con la cloaca situata sotto o leggermente oltre il bordo.

La riproduzione in cattività non è un evento molto diffuso. Gli accoppiamenti possono avvenire durante tutto l’anno. Generalmente, come per altre specie esotiche, l’accoppiamento viene indotto facendo trascorrere agli animali un breve periodo di bruma, fino ad un massimo di due mesi a temperature poco al di sopra dei 10° C., dopodiché tornando alle normali temperatura vengono simulate condizioni di pioggia e tassi di umidità più elevati.

 

Deposizione e incubazione

Dopo l’accoppiamento, la deposizione avviene in genere dopo 30-40 giorni. Possono esserci da una a tre covate in una singola stagione di nidificazione (mediamente ad intervalli di 38 giorni). Le uova misurano circa 43 x 18 mm con n peso di circa 8 grammi. L’incubazione richiede dai 66 ai 73 giorni a temperature di incubazione dai 25° C  ai 30° C.
 
 

Attività

Come molti cheloni, Geoemyda spengleri spesso non si muove a meno che non ci sia una ragione specifica per farlo. Come ha notato Rudloff (1986), staranno seduti immobili per ore, con la testa alta e gli occhi spalancati. Questa posizione statuaria viene immediatamente messa in attesa dal movimento di prede vive. Tuttavia, sono facilmente distratti dal movimento e possono abbandonare la preda nelle loro fauci per inseguire altre tartarughe che potrebbero cercare di nutrirsi contemporaneamente. Recentemente, gli studi hanno mostrato un impressionante mezzo di accomodamento visivo durante la caccia in Geoemyda spengleri (Henze, 2003). Mentre queste tartarughe riposano, osservando il loro ambiente, i loro occhi si muovono indipendentemente l’uno dall’altro. Tuttavia, quando una preda viene introdotta nelle loro vicinanze, Geoemyda spengleri fisserà entrambi gli occhi sul suo bersaglio e manterrà entrambi gli occhi lì anche quando la visione di un occhio è ostruita. Questa sistemazione accoppiata si osserva solo durante la fissazione binoculare della preda. Anche la pupilla dell’occhio risponde rapidamente ai cambiamenti nell’intensità della luce ambientale.

 

Cure e mantenimento

Molti hobbisti hanno riferito che questa specie non è facile da mantenere in vita per lunghi periodi in cattività. Tuttavia, sembra probabile che non offrissero habitat appropriato per gli animali in cattività, e ci si può aspettare un successo migliore se gli individui sono tenuti in condizioni ombreggiate che offrono occultamento nella lettiera e dove la temperatura è mantenuta bassa, duplicando il regime termico delle foreste montane.

Specie molto timida e delicata, raramente riesce ad ambientarsi completamente alla vita in cattività ed è per questo che la specie è spesso soggetta a stress, che ne determinano carenze immunitarie con conseguenti patologie. Per il suo areale di provenienza, questa specie non deve effettuare l’ibernazione tuttavia è bene abbassare far trascorrere un periodo di bruma di 1 o 2 mesi massimo agli esemplari sani ed adulti per favorirne l’accoppiamento. La specie non fa quindi un vero e proprio letargo pertanto l’allevamento nella stagione fredda deve essere effettuato in paludario riscaldato. La struttura deve essere dotata di una piccola-media parte acquatica che può essere creata con l’utilizzo di un semplice recipiente. Sono specie molto territoriali e aggressive fra di loro, in particolare i maschi, quindi se ne sconsiglia la convivenza in gruppi. L’ambiente deve garantire un clima caldo e umido, E’ una specie che soffre in modo particolare il cado periodi prolungati oltre i 26°C potrebbero stressare di gran lunga gli esemplari, le temperature ottimali si aggirano intorno ai 20-25°C. L’umidità deve essere sempre elevata si sconsiglia umidità sotto al 70% per evitare secchezze oculari, e malattie polmonari, l’umidità ideale deve essere al 90%. La struttura deve inoltre essere munita di svariati nascondigli che possono essere formati da tronchi, corteccia di sughero e da piante che con i periodici annaffiamenti garantiscono un alto livello di umidità. La struttura deve essere costantemente irradiata da lampade riscaldati, ma siccome è una specie che non ama la luce è consigliato l’utilizzo di lampade di ceramica non è necessario illuminare il paludario basta sfruttare la luce proveniente da qualche finestra nella stanza dove si trova la struttura. Il substrato deve essere costituito da vari strati per rendere l’ambiente il più naturale possibile può essere composto di torba, terriccio, sabbia di fiume, muschio, corteccia e molte foglie secche.

 

Dieta

È noto che G. spengleri si nutra prevalentemente di invertebrati e carne, occasionalmente di frutta e vegetali. 

 

Legislazione e conservazione

Non è elencata in nessuna appendice C.I.T.E.S. anche se il libro rosso IUCN la classifica come specie a rischio (EN A1cd+cd) a causa del continuo prelievo in natura per alimentare il mercato terraristico, infatti questa specie è molto ricercata proprio per la sua minuta dimensione fisica, per la notevole vitalità e capacità di apprendimento. In molte località di origine si è quasi del tutto estinta.

 

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